Quando l’universo si guarda attraverso di noi (il ruolo della coscienza)
- Leonardo di Lernia

- 5 giorni fa
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Facciamo un momento una panoramica...
Viviamo questa vita su un pianeta piccolo, che orbita attorno a una stella comune, una stella che è solo una tra quattrocento miliardi nella nostra galassia.
E la nostra galassia – la Via Lattea – non è che una tra forse due trilioni di galassie, sospese in un universo così vasto che la mente non può nemmeno immaginarlo fino in fondo.
Siamo minuscoli.
Polvere che respira, fragile e temporanea.
Appena un battito nella storia del cosmo.
Eppure, proprio dentro questa nostra minuscola durata, sembra accadere qualcosa di fondamentale: è come se, attraverso i nostri occhi, l’universo avesse una breve occasione per guardarsi.
Come se, attraverso i nostri sensi e la nostra incredibile e profonda capacità di indagine, l'universo avesse trovato il modo di esplorare sé stesso.
E così, questa consapevolezza – fragile ma luminosa – che sorge in un punto qualunque del cosmo, diventa uno specchio.
L’universo: materia che diventa coscienza
Tutto ciò che percepisci – tu stesso, la pianta sul balcone, la nebbia, le stelle, la tazza che tieni in mano – è composto da atomi.
E il 99% di questi atomi è nato nei primi minuti dopo il Big Bang, oppure nelle fornaci delle stelle, oppure nelle esplosioni di supernove.
Gli atomi del calcio nelle tue ossa, del ferro nel tuo sangue, del carbonio nella tua pelle… sono letteralmente antichi frammenti stellari.
(se vuoi approfondire leggi questo articolo sulle pubblicazioni dell'astronomo Carl Sagan)
Tu sei materia stellare riorganizzata.
Fin qui è scienza.
Ma la materia in te fa qualcosa che altrove non fa.
La maggior parte dell’universo accade senza sapere di accadere, è dinamica pura: movimenti, reazioni, equilibri, esplosioni, rotazioni e rivoluzioni.
Ma nel nostro caso succede qualcosa di incredibile: la materia raggiunge un livello di complessità tale da sviluppare un fenomeno chiamato coscienza.
La coscienza è una proprietà emergente, naturale, come la fluidità dell’acqua o la trasparenza del vetro. Ed è proprio questa proprietà che permette all’universo di percepire, interrogare, riflettere, porsi domande, contemplare, chiedersi cosa significhi esistere.
In te, l’universo smette per un attimo di accadere soltanto… E comincia a guardare.

La coscienza come specchio
Uno specchio non produce l’immagine: la riflette.
Allo stesso modo, la consapevolezza non crea l’universo, non manipola ciò che accade, non lo distorce. Fa una cosa semplice e naturale: riflette all'interno ciò che appare esternamente.
Così dentro – Così fuori.
La tua esistenza diventa così un punto unico nell’universo.
Un luogo in cui ciò che esiste può essere visto, un luogo in cui il cosmo appare consapevole di sé, anche solo per un istante, un luogo in cui lo spazio e il tempo diventano esperienze.
Quando la coscienza emerge, l’universo diventa osservatore di sé stesso.
Questa intuizione non arriva come pensiero astratto: arriva come esperienza.
Quando ti siedi in silenzio, quando osservi una foglia, una nuvola, un corpo che respira… arriva quel sentire impossibile da spiegare: “Qualcosa sta guardando. Qualcosa sta conoscendo. Qualcosa sta riconoscendo se stesso.”
E quello che chiamiamo “Io” è, in fondo, solo una finestra, un riflesso, un punto di vista temporaneo attraverso cui il tutto appare.
Et voilà: è il nascere di una spiritualità completamente naturale, sottile, senza dogmi.
Il privilegio cosmico
Non esiste alcuna garanzia che l’universo debba fare questa cosa.
Eppure, l’ha fatta.
Proprio in noi.
Proprio in questo minuscolo frammento di spazio-tempo – un corpo umano, fragile, destinato a sparire – si manifesta una consapevolezza capace di osservare l’intero universo e chiedersi: “Ma cosa siamo? Come è possibile tutto questo?”
È un privilegio cosmico, una meraviglia ontologica, una sensazione di stupore che rimane anche nella vita ordinaria.
Inoltre, anche se siamo così piccoli – infinitesimali nell’universo – percepiamo che la nostra vita ha un peso, una presenza.
Nonostante duri appena un battito di ciglia se confrontata alla storia del cosmo, sentiamo che la vita è preziosa, che ogni respiro conta.
Ed è proprio questo “sentire” che apre le porte a qualcosa di più grande, a un’intuizione sottile di spiritualità, un contatto con un mistero antico che va oltre ciò che possiamo vedere e toccare.
Vedere la vita da questa prospettiva significa riconoscere che, in ogni istante, esiste qualcosa che trascende la materia, qualcosa che invita alla meraviglia e alla contemplazione.

Cosa cambia nella vita quotidiana
Quando cominci a percepirti come l’universo che si guarda, qualcosa cambia nella tua esperienza di ogni giorno.
Non è teoria, è un modo nuovo di vivere.
La paura e l’ansia si ridimensionano: i problemi restano, ma diventano più piccoli; le preoccupazioni personali si confrontano con un flusso più grande, e il senso di urgenza si alleggerisce.
L’ansia da controllo perde intensità, perché percepisci di essere parte di un ordine più grande che sa accadere e accade da sempre benissimo anche da sé.
Allo stesso tempo, la gratitudine diventa naturale.
Ogni gesto quotidiano – dal versarsi un caffè al camminare nel parco – acquista un senso più ampio.
La vita ordinaria smette di apparire banale e diventa un miracolo, un luogo in cui il cosmo si manifesta.
La gratitudine non è più da forzare: scorre spontanea.
Se realizzi che ciò che senti è lo stesso tessuto dell’universo che anima tutti gli esseri, anche l’empatia si espande.
Le persone non appaiono più isolate.
Il dolore altrui e la gioia altrui diventano più vicini e reali, e questo si traduce in un modo concreto di muoversi nel mondo: ascoltare di più, reagire con calma, scegliere con attenzione.
E mentre la coscienza diventa uno specchio, il mondo appare nuovo.
Ogni oggetto, suono, colore rivela la sua vita.
La mente trova spazi di gioco, osservazione, intuizione.
La creatività nasce spontanea, perché non deve più combattere contro paura o ego.
La gioia diventa semplice, immediata, radicata nell’esperienza di essere presente.
Forse la trasformazione più profonda riguarda il senso del sé.
Non smetti di essere "chi sei", ma il senso di separazione diminuisce.
I conflitti interiori perdono intensità, perché nulla è permanente, tutto è in flusso.
Tutto è parte del tutto.
Ogni scelta, anche piccola, viene vissuta con più presenza: respirare, parlare, ascoltare, amare.
La vita diventa un laboratorio in cui osservare, imparare e riflettere, senza sentirsi schiacciati dal peso dell'esperienza.
Una conseguenza pratica
Sentirsi l’universo che si guarda non è un concetto astratto da meditazione isolata.
Si manifesta nel modo in cui respiri, nel modo in cui cammini, nel modo in cui ascolti e scegli.
È un modo di vivere più ampio, leggero, radicato.
Non cambia le circostanze, ma cambia come le attraversi.
Diventi il testimone di tutto ciò che accade.
E in quel testimone scopri una calma profonda, una curiosità silenziosa e una gioia naturale di essere presente alla vita, finalmente.
Per davvero.


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